Nella ricorrenza del Centenario della fine della Grande Guerra la Sezione di Brescia ha deciso di appoggiare una proposta molto interessante: il recupero delle trincee, dei fortilizi, e di tutti i manufatti risalenti al primo conflitto mondiale che sono stati realizzati in alta Val Trompia, specialmente sul complesso Maniva-Dasdana. L’idea è partita dal Gruppo alpini di Collio, spinta soprattutto da Fabio Lazzari, conoscitore dei luoghi che ha realizzato un preciso lavoro di ricerca, dal quale si è partiti per imbastire tutto il progetto che ne è scaturito. Si è costituito un apposito comitato (ancora in maniera informale, ma molto operativo) per coordinare i lavori, del quale fanno parte anche alcuni tecnici (geometri e ingegneri) operanti in Val Trompia.
Le opere difensive realizzate in Alta Valle Trompia facevano parte del sistema fortificato detto “Sbarramento delle Giudicarie”: esso, partendo dal Monte Listino dove aveva termine la competenza del settore camuno, giungeva fin sulle sponde occidentali del Lago di Garda nei pressi di Limone.
Dopo il trattato di Vienna del 1866 il confine con l’Austria era stato fissato lungo la dorsale montuosa che divide la sponda bresciana del Garda dalla Valle di Ledro: esso, partendo da Punta Larici giungeva al Monte Cingia passando per Monte Palàer, Passo Rocchetta, Passo Guil, Punta di Mòis, Monte Carone, Bocca dei Fortini, Passo Bestana, Monte Traversole, Passo e Monte Nota, e Pra della Rosa, Monte e Passo Tremalzo, Monte Lavino, Monte Caplone e Monte,Passo Tombea. Dal Monte Cingia si collegava al solco del Chiese a Ponte Caffaro, sulle rive del Lago d’Idro. Correndo poi lungo la dorsale del Monte Carena e del Monte Brealone, il confine si saldava alle linee difensive camune in Alta Valle del Caffaro. Queste elevazioni rocciose furono pertanto fortificate quale prima li nea dello schieramento difensivo italiano.
Il rapido spostamento del fronte verso nord, all’interno dell’attuale territorio trentino, avvenuto già durante i primi giorni del conflitto, fece in modo che in questo settore le prime linee non si trovassero più a ridosso del confine e le montagne ad esso prospicenti persero parte della loro importanza negli eventi bellici. Proprio questa fortunata circostanza ha permesso di conservare le strutture, almeno in parte, nella loro configurazione originaria, di progetto potremmo dire, senza che le contingenze belliche, ne abbiano mutato le caratteristiche e l’aspetto. Certo, oggi, dopo cent’anni rimane solo una parte di questo complesso, ma molto di questo patrimonio culturale potrà essere recuperato, e trasformato in una sorta di museo a cielo aperto, simile a quelli esistenti sull’Ortigara, sul Pasubio, sull’Adamello.
Proprio dall’Adamello è giunto anche un importante contributo: il patrocinio (solo morale, evidentemente) del Museo della Guerra Bianca di Temù, grazie all’interessamento di John Ceruti, da tempo prezioso collaboratore con la nostra Commissione Culturale. Le “scartoffie” necessarie alla realizzazione delle opere sono già partite, con le richieste alla Soprintendenza ai Beni architettonici e culturali della nostra Provincia, e ai comuni interessati, Collio e Bagolino.
Nei prossimi mesi i lavori dovrebbero partire, con qualche scavo di sondaggio, e poi con le lavorazioni vere.
Si conta molto sulla commissione giovani che da anni da lustro alla nostra Sezione lavorando con entusiasmo e competenza sull’Ortigara, sul Pasubio e ultimamente sul Freikofel, per interventi simili. Serviranno sbadilatori, operai, tecnici, scarriolatori, e tanta buona volontà.
Il progetto prevede di partire con il recupero della trincea sopra il parcheggio al Maniva, in prossimità della Croce dedicata ai Caduti senza Croce. Si tratta di una trincea, ormai quasi completamente piena di terra, ma che è visibile come una sorta di avvallamento nel terreno. Si procederà con il recupero delle strade militari, di qualche fortificazione e di altre trincee, fino ad arrivare, nel corso dei prossimi 4 anni, al Forte di Cima Ora, e al Casermone del Pian delle Baste (nella foto in alto alla pagina precedente), sul sentiero che conduce ali’altare delle Sette Crocette.
Come detto il Museo della Guerra Bianca darà il suo patrocinio, morale, ma soprattutto tecnico, per poter procedere con cognizione di causa nei lavori, senza danneggiare i manufatti e cercando di riportare alla luce ciò che in effetti interssa.
Come ogni iniziativa proposta dagli alpini, anche questa comporterà una ingente mole di lavoro, e una soddisfazione che sarà descrivibile solo altermine dell’impresa, ma sarà necessario reperire anche dei fondi, per l’acquisto dei materiali, per la “sussistenza” delle squadre di lavoratori, per la posa di segnaletica e cartellonistica adeguata che alla fine dei lavori diano ai visitatori le informazioni necessarie a comprendere ciò che staranno guardando.
Saranno ancora una volta i Gruppi della nostra Sezione i protagonisti, che potranno partecipare ai lavori con mano d’opera o liberamente sostenendo economicamente l’iniziativa che ne siamo certi sarà un ulteriore fiore all’occhiello della Sezione di Brescia.
Gli Alpini di Collio